Le parole hanno un peso. Su internet è per sempre. Anche online ci sono delle leggi.
Sono tre paletti che è indispensabile avere in mente quando si vive nell’ambiente Internet, sui social in particolare. Lo ripetiamo ai ragazzi durante le formazioni in classe, lo diciamo ai genitori nelle conferenze, eppure talvolta tutto ciò sembra essere dimenticato o non preso in considerazione.
Il fatto
È ciò che è accaduto nella vicenda che in questi giorni ha visto coinvolta una professoressa del novarese, autrice di un commento sui social che le è valso la sospensione dal suo incarico. Commento che ha poi scatenato il popolo di Facebook, che ha tempestato di messaggi ingiuriosi la donna. Un vero e proprio accanimento, al punto che la professoressa si è vista costretta a cancellare il suo account.
Un solo commento, una decina di parole in tutto nel mondo “leggero” e un po’ evanescente dei social, ha generato, a cascata una serie di conseguenze assai più pesanti e tangibili nel mondo “reale”. Perchè essere sospesi dal lavoro è reale. La vergogna e l’imbarazzo sono reali.
Ritorniamo ad educarci… e ad educare
Come dicevamo, le parole hanno un peso. Ed è nostra responsabilità valutare quel peso prima di far passare da virtuali (prima di premere Invio) a reali i nostri commenti. È nostra responsabilità comprendere il vero significato di ciò che stiamo scrivendo. E, soprattutto, è nostra responsabilità pensare alle conseguenze. Non possiamo esimerci dal metterci nei panni dell’altro dopo avere pensato a ciò che vogliamo dire: solo così potremo scegliere le parole giuste per dirlo, oppure accorgerci che non è affatto il caso di esprimere ciò che abbiamo in mente.
Anche perchè, punto due, su internet è per sempre. Vuol dire che non posso cancellare quello che ho scritto, perchè una volta che condivido qualcosa, quel contenuto non è più mio e non ne ho più il controllo: è così che, a suon di screenshot e ricondivisioni, un commento che poteva perdersi tra le migliaia che sono stati scritti è salito alle (indesiderate) luci della ribalta. Su internet non è solo per sempre: è anche ovunque. Questa onnipresenza, nel tempo e nello spazio, e l’indelebilità dei contenuti che condividiamo online hanno inevitabilmente delle ripercussioni sulla nostra web reputation: siamo ciò che condividiamo, e ciò che circola online su di noi (perchè lo abbiamo pubblicato o perchè qualcun altro lo ha fatto) ci rimane incollato sempre e ovunque, nel bene e nel male. Non possiamo dire che non è vero che l’abbiamo scritto, che non siamo stati noi, che volevamo dire altro: verba volant, social manent (credit Pepita).
Non dimentichiamo infine che anche online ci sono delle leggi e se vengono infrante si commette un reato. E offendere qualcuno sui social è un reato. E il fatto che “lo fanno tutti” non lo rende meno reato. E se commetto un reato posso essere denunciato e perseguito.
Se è facile vedere che queste riflessioni hanno a che fare con il commento della professoressa, forse non è così automatico accorgersi che valgono alla stessa maniera per chi ha, a sua volta, inveito contro di lei sul suo profilo Facebook.
Possiamo davvero continuare ad essere così ciechi e andare avanti a pensare che ciò che accade online sia finto e non reale?